Amare l’amore

l'artista e la figlia Paola a Roma

l’artista e la figlia Paola a Roma

Nostro Signore Gesù ci dice di amare Dio sopra ogni cosa e il nostro prossimo come noi stessi e aggiunge che in quest’unico comandamento, è racchiuso il senso di tutto quello che sta scritto nella Bibbia ed anche il segreto della nostra salvezza e della nostra felicità, ma ci invita anche ad andare oltre, raccomandandoci di amare anche i nostri nemici.
Proviamo a cercare di capire come tradurre in pratica questi precetti che mi sembrano ordinati, così come li ho riportati sopra, secondo il grado crescente di difficoltà che ciascuno di noi incontra nella vita pratica dovendoli  applicare, provo a spiegarvi perché:
“Amare Dio sopra ogni cosa” può apparirci il più facile dei comandamenti, quando non abbiamo ancora raggiunto una maturità nella fede, ciò accade perché in fondo Dio ce lo possiamo immaginare un po come vogliamo e magari con le idee che combaciano con le nostre, per cui possiamo facilmente dire; “Io amo molto Dio ma non riesco ad amare il mio prossimo perché è cattivo” su questo punto ci tornerò più avanti.

“Amare il prossimo come noi stessi” presenta un ulteriore grado di difficoltà perché è un precetto più concreto in quanto implica un paragone con noi stessi che non sempre siamo disposti  a  fare e passa attraverso vari gradi che voglio precisare:

1) Il primo grado è:” amare coloro che ci amano”, cosa che potrebbe sembrare facile e scontata ma che, storicamente non lo è affatto. Infatti quante volte ciascuno di noi, andando indietro con la memoria, può ricordarsi di quanto è stato “ingrato” a non ricambiare l’amore di qualcuno, anzi a volte scopre che magari ha ricambiato l’amore con l’indifferenza.  Allora ditemi voi: ma se non riusciamo ad amare quelli che ci amano ma chi cavolo amiamo? Forse quelli che ci odiano? Pensate a quanti finanziano chi vende loro la morte acquistando la droga e sappiamo bene che ne circola a tonnellate. Ma questo vuol dire che a volte ci comportiamo come dei cretini autolesionisti. Vi porto tre esempi:

  1. Durante la celebrazione di una messa, ricordo la predica in cui il sacerdote padre Giuseppe faceva giustamente notare come nostro Signore Gesù  fosse stato condannato a morte non tanto da Pilato, che anzi rendendosi conto della sua innocenza, tentò come poteva di salvarlo; quanto dal voto quasi unanime della popolazione di Gerusalemme. Quella stessa popolazione che Gesù aveva beneficato con i suoi miracoli, la quale, quando fu chiamata da Pilato a scegliere chi  graziare dalla pena di morte : Gesù il Nazzareno o Barabba (un assassino ben noto per i suoi crimini) scelse quest’ultimo gridando a  Pilato di crocifiggere Gesù (ovvero il loro benefattore) .
  2. Io ho una figlia, che solo perché non gli davo i soldi che mi chiedeva per continuare ad avere un tenore di vita superiore al mio, (dimenticandosi di tutto il resto), mi ha fatto un messaggio dicendomi: ” Per me non sei più mio padre” e da allora non mi ha più parlato per un anno… poi la cosa è rientrata e ci siamo riconciliati, ma vi assicuro che è stata dura per lei ma anche per me.
  3. Negli ultimi 30 giorni ho ricevuto oltre 30.000 commenti  da tutto il mondo da voi amici visitatori del mio blog la gran parte dei quali, contenenti lusinghieri apprezzamenti per quello che ho scritto e che ho condiviso gratuitamente per amore al mio prossimo ovvero con voi che mi leggete. Mi sarei aspettato che qualcuno di quelli che hanno commentato entusiasti avesse fatto, per riconoscenza, una piccola donazione per sostenermi nel mio lavoro ed invece nessuno si è preoccupato di questo aspetto. Volevo solo sottolineare che a volte la gratuità non viene apprezzata e valorizzata come sarebbe giusto. (infatti bisogna considerare che anche le cose donate hanno dei costi per chi le produce e questo dovrebbe raddoppiare ai nostri occhi il loro valore e la nostra riconoscenza verso chi ce le dona). Infatti, tutto quello che diciamo è credibile e ha un senso solo quando anche le nostre azioni sono conformi;  altrimenti c’è in noi un grave problema di scissione fra quello che diciamo e quello che facciamo, fra pensiero ed azione.

Chiediamoci:  ma se a volte ci comportiamo come dei cretini autolesionisti perché ciò può accadere? Qual’è il nostro problema? Provo a rispondervi dicendovi che il problema vero è: ” che non possiamo amare gli altri se non cominciamo ad amare noi stessi e ad avere un po di autostima ” Ma per amare noi stessi bisogna che capiamo bene chi siamo; l’alternativa è che non stimandoci e non amandoci, non solo non riusciamo ad amare chi ci ama, ma più in generale, subiamo il nostro prossimo, perché non possedendo una identità che ci consente di fare un paragone con ciò che ci viene proposto, spesso acconsentiamo a cose o persone che ci fanno solo del male. (argomento questo che ho cercato di trattare più diffusamente nel mio libro “Il Mistero dell’Essere in parte già  pubblicato su questo sito”).

2) Il secondo grado è “amare come noi stessi quelli ai quali siamo indifferenti, quindi coloro che né ci amano né ci odiano”: per attuare questo precetto che è ancora più difficile del precedente dobbiamo mettere in moto la nostra immaginazione. Cioè ci dobbiamo chiedere: come vorremmo che si comportassero nei nostri confronti coloro che pur desiderando di amarci si accorgono che noi siamo indifferenti al loro amore?

 Penso che in questa particolare situazione vorremmo che prendessero un po l’iniziativa per dimostrarci per primi che sono disponibili ad amarci, ma senza troppo insistere perché l’amore non è qualcosa che si può né pretendere, né tanto meno imporre.

Infine la cosa più difficile: “Amare i nostri nemici ovvero coloro che ci odiano”  qui le cose si complicano alquanto, perché se amare coloro che ci amano e coloro a cui siamo indifferenti è una impresa umanamente possibile, amare i nostri nemici nel vero senso della parola cioè non subendoli come ho detto prima è un’impresa da Dio, che solo lui può compiere e per quanto ci riguarda possiamo riuscirci solo se siamo in perfetta comunione con Lui. Perché in tal caso riusciamo a vedere la realtà e i nostri nemici, nel loro destino ultimo nel quale tutto si compie, secondo quanto preordinato da  Dio stesso fin dalla creazione del mondo. Comunque amare i nostri nemici significa innanzitutto non odiarli perché l’odio è sempre un sentimento negativo (allo stesso modo in cui l’amore è sempre un sentimento positivo) che ci danneggia enormemente togliendoci la pace e spingendoci alla vendetta.

 Oltre a ciò, amare il nostro nemico significa anche essere  disponibili al perdono. Ciò si concretizza nel non escludere del tutto la possibilità che nel nostro nemico possa verificarsi  un cambiamento radicale che lo porti ad un sincero pentimento prima e poi all’amore. In questo caso però bisogna essere molto prudenti e non cedere a facili entusiasmi verificando di volta che il cambiamento del nostro nemico sia effettivo. Inoltre, amare il nostro nemico, non può mai significare subire il suo odio stando inermi, ne subirlo passivamente, significa invece attuare tutte le contromisure per impedire all’odio stesso di danneggiarci. Contromisure che vanno dalla legittima difesa in caso di violenza in atto ad azioni tendenti a preservare la nostra incolumità fisica e pisichica.

Benedetto Spadaro

62 commenti
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