La rivoluzione delle Idee: articolo dell’artista scritto nel 2014

Quello che bisogna capire è che tutto ciò che riusciamo ad immaginare esiste già, anche se solo in forma di idea, nella nostra mente. Chiediamoci allora perché la facilità con cui immaginiamo un mondo migliore è inversamente proporzionale alle difficoltà che incontriamo nel costruirlo nella realtà?

Quali demoni si introducono fra la nostra immaginazione e la realtà facendo si che il più delle volte, le nostre più belle idee e quindi la parte migliore di noi stessi, non trovino realizzazione nella vita pratica e si dissolvano nel nulla?

La risposta a queste domande è alquanto ardua, ma vale la pena di tentare di dare una risposta, perché potrebbe aiutarci a ridurre lo scarto fra l’immaginazione e la realtà, ed anche aiutarci a realizzare i nostri sogni.

Ebbene tutte le volte che immaginiamo un mondo migliore, senza saperlo, non facciamo altro che cercare di sfuggire a quello in cui viviamo. Esso infatti non ci soddisfa a pieno e di esso percepiamo difetti e limiti che attraverso l’immaginazione cerchiamo di individuare e di superare.

Poi, il più delle volte succede che smettiamo di immaginare e torniamo alla realtà nuda e cruda, riponendo la nostra immaginazione e i nostri sogni nel cassetto.

Questo può succedere per svariati motivi: per mancanza di tempo, per la difficoltà che presenterebbe una svolta della nostra vita conseguente alla nostra immaginazione, per la oggettiva difficoltà che comporta cambiare le proprie abitudini ed infine per la mancanza di coraggio a rinunciare a quello che ci da certezza per avventurarsi in nuovi territori e nuovi orizzonti, accettando i rischi che ne conseguono, .

Lo scenario macroeconomico Italiano attuale, nel quale aumenta il debito sovrano e diminuisce lo sviluppo è in gran parte figlio di questa rinuncia, compiuta dalla maggior parte del popolo italiano inconsapevolmente.

Chiediamoci: che cosa resta di un uomo che ha rinunciato ai propri sogni ed alla propria immaginazione? Resta un uomo triste che avendo rinunciato alla parte migliore di sé si rifugia nella “fascinatio nugacitatis “ ovvero nel fascino delle cose meschine quali sono l’usura, la lussuria ed il potere.

Cose queste che si possono ottenere con il denaro e state tranquilli, che pur di adorare questi nuovi dei, l’uomo triste non esiterà il più delle volte ad infrangere la legge e la morale.

Un uomo triste non farà nulla di utile per la società ma al contrario cercherà di vincere la propria tristezza attingendo alle risorse umane ed economiche della comunità in cui vive. In altre parole, un uomo triste diventa un buco nero che assorbe e distrugge tutto quello che gli capita a tiro, senza produrre nulla di buono.

Che la radice di tutti i mali sia la tristezza che subentra in noi quando rinunciamo a immaginare un mondo migliore, ritengo che sia esperienza comune a tutti noi.

Allora la medicina per questo male non può essere altro che far ripartire la nostra immaginazione e i nostri sogni, perché è questo che ci rende felici e pieni di speranza ed attesa per il futuro.

Ma come fare ciò? La risposta è appunto nella rivoluzione delle nostre idee e dei nostri convincimenti una rivoluzione che non prevede spargimenti di sangue e che è alla portata di ciascuno di noi, in quanto dipende solo da noi stessi.

Perché aspettiamo sempre qualcosa dagli altri per cambiare e migliorare noi stessi? facciamolo immediatamente, senza se e senza ma, per il semplice fatto che è giusto farlo e che ciò ci da gioia e ci fa riappropriare della parte migliore della nostra soggettività.

In un momento di grande confusione come quello attuale in cui non ci sono grandi esempi da seguire, c’è sempre la possibilità di diventare noi stessi esempi per gli altri cominciando a migliorare noi stessi.

Mi ha molto colpito un articolo apparso su Repubblica di qualche mese fa sulle condizioni in cui versa l’Irlanda, la quale fino a qualche tempo fa era assieme all’Italia alla Spagna ed alla Grecia nell’essere considerata una nazione a rischio default, per le pessime condizioni economiche in cui trovava.

Ebbene pare che il mirabile popolo irlandese nel giro di un paio di anni, attuando politiche drastiche di stimolo delle energie rinnovabili e di tassazione di tutto ciò che inquina, sia riuscita a invertire la congiuntura negativa diventando uno dei paesi più virtuosi d’Europa. Oggi spicca in modo particolare nella raccolta differenziata, nel trattamento dei rifiuti e nella drastica lotta alle emissioni inquinanti in particolare di CO2, e per questo percepisce gli incentivi europei più di ogni altro paese.

Così facendo ha risolto in buona parte anche la crisi economica che l’affliggeva.

Ebbene, perché l’Italia non ha fatto la stessa cosa? A volte nella vita basta copiare gli esempi virtuosi di chi si è cimentato e ha risolto prima di noi lo stesso problema, senza scervellarsi più di tanto.

Se in questo momento non abbiamo l’esempio dall’alto, bisogna che ciascuno di noi faccia qualcosa per primo cominciando dalle cose più semplici, quelle che hanno salvato il popolo irlandese: i rifiuti le emissioni inquinanti e le energie rinnovabili.

Se ciascuno di noi, magari insieme ai propri amici ed alle persone più care cominciasse a porsi una domanda semplice: cosa posso fare io per migliorare la mia vita contribuendo nel contempo anche a migliorare la vita degli altri? State tranquilli che scoprirebbe che c’è qualcosa che ognuno di noi può fare, come è successo al Sottoscritto, che proprio per dare risposta a questa domanda, insieme ad altri due amici si sta lanciando con grande entusiasmo, in una impresa per la produzione di energia eolica, creando nel contempo una rete di rapporti e di amicizie davvero invidiabili.

Provate a pensare ad una cosa evidente: Se ormai in Italia scarseggiano i posti fissi, esistono invece incentivi per produzione di energie rinnovabili che durano 15 o 20 anni, ebbene in un periodo di estrema precarietà del mondo del lavoro e quindi del reddito delle persone, 15 o 20 anni sono un’eternità.

Roma 15 /05/2014                                                                                                                              Benedetto Spadaro

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