In ricordo di Pino il barbone
Pochi giorni, fa è morto in ospedale Pino il barbone, un uomo di circa 60 anni che viveva bivaccando sulle panchine di largo Pannonia in Roma, dove abito io con la mia famiglia.
Pino da circa 30 anni aveva misteriosamente rifiutato la vita che noi tutti conduciamo: una casa, un lavoro un compagno o una compagna, per scegliere di vivere completamente libero sotto le stelle, senza mai lavarsi e alla mercè di noi tutti, che, chi in un modo, chi in un altro, lo aiutavamo nei suoi bisogni essenziali.
Aveva un carattere buono e mite ( tranne certi brevi periodi dell’anno in cui urlava prendendo a male parole tutti) ed era apprezzato sopratutto dai bambini con i quali spesso giocava nonostante la grande differenza di età; ed ai quali mancherà moltissimo, come hanno scritto con i gessetti sul pavimento della piazza.
Anche mio figlio Gianfilippo che ora ha 18 anni, è vissuto in costante amicizia con questa presenza bella ma anche ingombrante, perchè ricordava a tutti noi che siamo schiavi delle comodità, che la libertà vale più di tutto se solo si ha il coraggio di sceglierla come la priorità assoluta.
Domani ci sarà il suo funerale nella chiesa della parrocchia dove Pino ha trascorso metà della sua vita e si prevede che ci sarà più gente di quanta ce ne sarà al funerale di uno di noi, che siamo “normali”.
“La morte è una livella” è il titolo di una bellissima poesia del grande comico Totò, ed in questo caso la morte restituirà a Pino quello che la vita gli ha tolto e cioè il fatto, che il vuoto lasciato dalla sua morte è più grande del vuoto che avrebbe lasciato uno di noi.
Arrivederci nell’aldilà Pino, io ti voglio ricordare con una foto che ti ritrae come un principe durante una mia mostra di pittura, in mezzo agli abitanti di largo Pannonia e che sta sopra questo articolo.
Le coordinate della foto di Pino sono: quarta foto della terza fila orizzontale.
Benedetto Spadaro
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